Perché i robot sfascia-smartphone sono il futuro della sostenibilità tecnologica

Vincenzo Ronca
Vincenzo Ronca
Perché i robot sfascia-smartphone sono il futuro della sostenibilità tecnologica

Negli ultimi anni si sono sempre più intensificati, per nostra fortuna, dibattiti e le discussioni sulla sostenibilità ambientale dell'attuale industria tecnologica. Da diversi gruppi di ricerca statunitensi arriva una proposta tanto curiosa quanto geniale.

Mentre gran parte degli sforzi per incrementare la sostenibilità ambientale dell'attuale mercato tech si concentrano sui materiali di realizzazione e il supporto post-vendita, i gruppi di ricerca del Idaho National Laboratory, dell'Università di Buffalo, dell'Iowa State University in collaborazione con l'azienda Sunnking hanno ottenuto un finanziamento da 445.000 dollari dal Dipartimento per l'Energia USA per realizzare soluzioni per il riciclo dei rifiuti elettronici tramite l'intelligenza artificiale.

L'idea di un robot riciclatore di rifiuti elettronici non è inedita: Apple ci aveva già pensato nel 2016, con un dispositivo intelligente in grado di smontare completamente un iPhone in 11 secondi. L'idea dei ricercatori USA va oltre e prevede un robot in grado di estrarre da qualsiasi tipo di smartphone o tablet tutti i componenti di valore, che potrebbero essere riutilizzati nell'industria.

Attualmente esistono dei concetti simili ma vengono applicati a dispositivi più grandi e più standard in termini di architettura hardware. Applicare questa filosofia di riciclaggio ai dispositivi mobili sarebbe un enorme vantaggio per tutti. I materiali integrati nelle schede madri, nei sensori fotografici, nei meccanismi di stabilizzazione sono realizzati con materiali preziosi e possono essere tranquillamente riutilizzati in diverse applicazioni.

Riuscire a recuperare questi componenti permetterebbe di risparmiare denaro, tempo ed energia di estrazione e produzione per realizzare nuovi dispositivi. Su dispositivi piccoli e diversificati come gli smartphone, questo non è semplice perché richiede tempo e la conoscenza dell'esatta architettura di ogni modello.

E allora la vera sfida per i ricercatori coinvolti nel progetto citato, che ha una durata di due anni, consiste nella realizzazione di un software molto robusto dal punto di vista della conoscenza di ogni modello di smartphone che può capitare nel paniere del riciclo.

In altre parole, si deve realizzare un'intelligenza artificiale così "allenata" da essere in grado di riconoscere e identificare i diversi modelli di smartphone e "decidere" quali componenti rimuovere e come farlo nel più breve tempo possibile.

E sono diverse le aziende attive nel settore che guardano con speranza a questo progetto di ricerca, come TechDump con sede a St. Paul, la quale spera in dispositivi in grado di proporre un'efficienza di gran lunga maggiore rispetto a quanto è disponibile ora.

Via: The Verge