Tetris è l'emblema di quel che non va nel gaming mobile

Giuseppe Tripodi
Giuseppe Tripodi Tech Master
Tetris è l'emblema di quel che non va nel gaming mobile

Io sono un grandissimo fan di Tetris: è un amore nato almeno 15 anni fa, quando quando ci giocavo sul Nokia 6630 al ritorno da scuola. Tetris è il gioco che installo su qualsiasi dispositivo lo supporti: PC, console, smartphone, tablet: tutti i miei aggeggi elettronici hanno una qualche versione di Tetris installata, perché prima o poi torna la voglia di allineare quei blocchi che cadono dal cielo.

In questi giorni, causa Covid, mi trovo in isolamento forzato a casa dei miei genitori, lontano dal mio PC gaming e dalla mia PS5: quale migliore occasione per rispolverare un po' la mia passione per questo classico dei videogiochi?

Ora, la storia delle app mobile di Tetris è piuttosto complicata: dopo un periodo iniziale in cui florivano i cloni di ogni tipo, fino a qualche anno fa Electronic Arts pubblicava in esclusiva il gioco su App Store e Play Store. Era una versione ben fatta, con grafica accattivante e sfide online, ma tendenzialmente piena di pubblicità (come la maggior parte dei titoli EA gratuiti, dopotutto).

Una delle prime versioni di Tetris per il mercato occidentale, quella per sale giochi della Atari, del 1988 (via Wikipedia)

A gennaio del 2020, però, c'è stato un "passaggio di consegna": è stato annunciato che il gioco ufficiale di Tetris non sarebbe più stato pubblicato da Electronic Arts, bensì da N3TWORK, società californiana specializzata nello sviluppo di videogiochi mobile.

E siamo passati dalla padella alla brace.

Per chi non sapesse come funziona, il brand Tetris viene concesso in licenza da The Tetris Company, società statunitense che sostanzialmente fa esclusivamente questo: vende in licenza il marchio Tetris alle varie software house in giro per il mondo. Una piccola curiosità: uno dei due fondatori dell'azienda è Alexey Pajitnov, il programmatore russo che creò il gioco di Tetris nel 1984 in un centro di ricerca dell'Unione Sovietica e riuscì ad ottenerne i diritti commerciali solo dodici anni dopo, nel 1996, con la fondazione di The Tetris Company.

Ed è un vero peccato che un gioco così tanto ingegnoso, che appassiona i videogiocatori di tutto il mondo da più di trent'anni, sia diventato praticamente ingiocabile.

Non per bug o errori di programmazione, ma per tutta quella serie di storture che caratterizzano il mercato dei giochi mobile, che potremmo riassumere in valanghe di pubblicità e assurdi in-app purchase.

Semplificando un po', prima e dopo ogni partita è necessario guardare uno spot video di 30 secondi, che quasi sempre pubblicizza uno dei mille giochi tutti uguali, con le stesse meccaniche di guadagno basate su pubblicitià e acquisti in-app. E non è possibile rimuovere la pubblicità una volta per tutte: sarei più che felice di spendere qualche manciata di euro per poter giocare serenamente a Tetris, invece quel che si può fare è spendere 1.000 coin per eliminare gli ads per 30 giorni.

All'inizio e fine di ogni partita, uno spot di 30 secondi, con altri due step aggiuntivi da chiudere tramite i minuscoli pulsanti in alto

1.000 coin costano 5€, per internderci: ma hey, in questo periodo di feste natalizie posso spendere 10€ per togliere la pubblicità per ben sei mesi!

E poi parliamo anche dei coin in sé, delle monete virtuali per acquistare power up (che poi io non ce li voglio neanche i power up contro gli avversari!), ma anche temi, avatar, sfondi e chi più ne ha, più ne metta.

Ma io non voglio personalizzare l'avatar, non voglio cambiare la grafica, datemi l'interfaccia grigia e sovietica del 1984 ma per carità fatemi allineare i miei mattoncini senza inquinarmi il cervello con mille spot tutti uguali di mille giochi tutti uguali.

Non voglio riscuotere premi, non voglio cambiare avatar, temi o spille e non voglio i premi stagionali: vorrei solo giocare a Tetris

È un peccato, davvero: la fine di Tetris è l'emblema del problema del mercato gaming mobile, dove il modo più efficace per monetizzare è spremere il giocatore, attirandolo con un'esperienza utente colorata e gioiosa che propone infinite personalizzazioni, tante modalità di gioco, ricchi premi e cotillon che cambiano ad ogni Stagione, ma che sono solo uno specchietto per le allodole per costringerci a guardare ore di pubblicità sfibrante o, presi dallo sfinimento, a spendere qualche manciata di euro per un acquisto in-app che ci libera il cervello per qualche settimana.