Nothing ear (1): più di un flagship killer

Giuseppe Tripodi
Giuseppe Tripodi Tech Master

Sono passati sette mesi da quando Carl Pei, già co-fondatore di OnePlus, ha annunciato Nothing. Sono stati sette mesi di proclami pomposi, ("la tecnologia deve diventare invisibile!"), sette mesi di stillicidio nelle informazioni, con una spropositata quantità di comunicati stampa per ogni minuzia.

Sette mesi a pompare l'hype che ha circondato il lancio di un dispositivo che, a conti fatti, entra in un mercato che definire saturo è ancora troppo poco. Tutti producono auricolari true wireless, proprio tutti. E il motivo è molto semplice: sono tra i prodotti più redditizi del mercato. Sapete quanto fruttano, da soli, gli AirPods di Apple? Date un'occhiata al grafico qui sotto: è impressionante (via Kevin Rooke).

PRO

  • Design iconico
  • Leggere e comodissime
  • Buona qualità sonora
  • Ottimo ANC
  • Buoni microfoni
  • Certificazione IPX4
  • Ottimo rapporto qualità/prezzo

CONTRO

  • Autonomia inferiore alla media
  • Non è possibile richiamare gli assistenti vocali
  • Qualche sporadico bug di gioventù

E se nel 2013, l'anno di debutto di OnePlus, la next big thing erano gli smartphone, non sarebbe sbagliato pensare che in questo momento uno dei mercati più interessanti, quello in cui diventare il flagship killer, siano gli auricolari true wireless.

E così Carl Pei ci ha provato: supportato (economicamente e non solo) da uno spropositato numero di personalità, ha lanciato un paio di auricolari dall'aspetto iconico, realizzati con dei maestri del suono e del design industriale, che già dall'aspetto fanno dichiaratamente il verso agli AirPods Pro (How Nothing designed its Ear 1 earphones to beat Apple's AirPods).

E sapete che c'è? Con tutte queste premesse, questo hype, questa sfacciataggine, la paura che fosse tutto fuffa e marketing era altissima. Non è così: i Nothing ear (1) sono un paio di auricolari che hanno letteralmente tutto al posto giusto e che, quasi fastidiosamente, riescono nel loro sfacciato proposito di mostrare al mondo che si possono realizzare dei competitor degli AirPods Pro che costano la metà del prezzo.

Confezione

L'esperienza utente parte dal packaging: in quello dei Nothing ear (1) troverete una linguetta da tirare per tagliare (e quindi danneggiare inevitabilmente) la confezione esterna.

All'interno della scatola lucida così svelata, oltre agli auricolari e al case di ricarica, troverete due paia di gommini aggiuntivi e un piccolo cavo USB/USB-C semi trasparente.

Costruzione e comodità

Nella video recensione, che trovate in cima a questo articolo, non mi sono soffermato abbastanza a sottolineare una cosa che, dopo una settimana di utilizzo, mi sembrava praticamente scontata. Quanto cavolo sono comodi questi auricolari.

Negli anni ho provato ogni genere di cuffiette true wireless e uno dei motivi per cui torno (quasi) sempre agli AirPods Pro è proprio la loro comodità: ci sono auricolari che suonano meglio, ci sono modelli con un migliore ANC, ma di auricolari ben fatti e che stiano davvero comodi all'orecchio non ce ne sono moltissimi.

Questi Nothing ear (1) rientrano proprio in questa categoria: cuffiette con tutto al posto giusto e, soprattutto, con un comfort invidiabile.

Pesano solo 4,7 grammi, si infilano perfettamente nell'orecchio e letteralmente ci si scorda di averli addosso. C'è pure la certificazione IPX4 per farvi stare tranquilli in caso di pioggia.

D'altra parte, sarebbe strano il contrario, considerando quanto la forma di questi Nothing somigli a quella degli AirPods Pro.

Ma, al contrario di ogni altro paio di auricolari true wireless sulla faccia della terra, i Nothing ear (1) proprio non possono essere confusi con degli AirPods Pro. Il lavoro in termini di design è davvero encomiabile: lo stelo trasparente conferisce un aspetto unico, iconico, che la gente si soffermerà a guardare in metropolitana. Un design che urla non siamo AirPods, siamo diversi. Può non piacere, ma non può essere ignorato.

Varrebbe la pena soffermarsi a riflettere sul lavoro di ingegnerizzazione necessario per adottare delle plastiche trasparenti che lasciano i componenti in vista senza mostrare colla e altre schifezze che normalmente sono nascoste all'interno degli auricolari, ma non possiamo perderci sul design.

Quel che c'è di sicuro è che si vede il tocco di classe di teenage engineering, la società svedese che ha collaborato con Nothing sia sul design che sulla messa a punto del suono.

E forse sarà proprio a loro che dobbiamo alcune piccole chicche del design, come ad esempio i pallini rossi e bianchi sugli auricolari e sul case che, proprio come nei cavi audio, indicano il destro e il sinistro. Piccole finezze, dettagli al posto giusto.

Ma parliamo quindi anche del case: anche lui mezzo trasparente (ovviamente!), con dettagli metallici, magneti a vista e un piccolo LED che indica lo stato di carica.

L'uso delle plastiche trasparenti sul case è chiaramente più rischioso: per quanto sia bello avere a vista gli auricolari anche quando sono dentro il case, il rischio che la custodia si graffi clamorosamente è molto elevato. Dopo una settimana in tasca con ogni altro genere di oggetto (incluso un coltellino svizzero), non ci sono evidenti solchi, ma in controluce si vedono già parecchi micro graffi.

La custodia ha una forma insolita, comparata con ogni altro genere di auricoalri true wireless: un parallelepipedo con un coperchio sul lato lungo. È sufficientemente sottile per essere infilato nella maggior parte delle tasche senza troppi problemi, ma nel complesso non è così piccolo: non entrerà mai nel taschino portamonete dei jeans, per intenderci.

Anche in questo caso il design può non piacere (e l'effetto è probabilmente più pacchiano rispetto agli auricolari), ma lasciate il case sul tavolino del bar mentre bevete un caffè e state certi che qualcuno lo noterà. È il prezzo di un'estetica che punta ad essere iconica.

Funzioni e qualità audio

Qualità sonora

Pur non essendo paragonabile ai top di gamma del settore (come i Sony WF-1000XM4, o anche gli AirPods Pro) i Nothing ear (1) si difendono molto bene sul fronte audio.

Per il prezzo contenuto (e considerando tutto il resto), il profilo Balanced restituisce un'ottima resa sonora, con una sorprendente quantità di dettagli sui medi.

I bassi sono abbastanza definiti e tutt'altro che predominanti (per alcuni saranno anche poco presenti, a me piacciono così: in ogni caso, dall'equalizzatore è possibile selezionare il profilo con più bassi).

Molto buona la separazione degli strumenti; anche il palcoscenico sonoro, pur non essendo il più ampio del panorama true wireless, è più che promosso per la fascia di prezzo.

All'interno dei Nothing ear (1) troviamo driver dinamici da 11,6 mm, i codec supportati sono solo SBC e AAC.

Connessione

Il Bluetooth è in versione 5.2, la connessione regge bene anche a distanza e gli auricolari si collegano in maniera sorprendentemente rapida allo smartphone.

Su Android ci sarà il supporto al Fast Pairing, ma al momento in cui scrivo non è ancora funzionante (dovrebbe arrivare in tempo prima del lancio).

Sul fronte della connettività c'è ancora qualche piccolo bug da sistemare: nella settimana di test ho assistito a due rapide disconnessioni (con immediata riconnessione). Assolutamente niente di preoccupante e nulla che non possa esser sistemato con un aggiornamento firmware (che sono sicuro non tarderà ad arrivare: dal momento in cui ho ricevuto gli auricolari, sono già stati rilasciati due update firmware).

App e controlli

I controlli sono touch e funzionano molto bene: oltre doppio tocco, triplo tocco e tocco prolungato (azioni personalizzabili da app), supportano anche lo swipe per regolare il volume, una chicca non da poco, piuttosto rara in questa fascia di prezzo.

Di default, i controlli sono i seguenti:

  • Doppio tocco (SX o DX): Play/Pausa
  • Triplo tocco (SX): Traccia precedente
  • Triplo tocco (DX): Traccia successiva
  • Tocco prolungato (SX o DX): ANC/Trasparenza/Off

Purtroppo non è possibile richiamare l'assistente vocale e i comandi, pur essendo personalizzabili dall'app, non offrono molte possibilità in più.

Non manca l'in ear detection, che manda automaticamente in pausa la musica quando rimuovete un auricolare e riprende la riproduzione quando lo indossate di nuovo.

L'app è minimale ma con tutte le funzioni al posto giusto: permette di personalizzare i controlli, regolare il livello di ANC, selezionare il profilo di equalizzazione (scegliendo tra 4 preset) e trovare gli auricolari facendoli squillare.

ANC e Trasparenza

La cancellazione attiva del rumore si comporta parecchio bene: pur non arrivando ai livelli di silenzio di top di gamma come i Sony WF-1000XM4, riesce a isolare molto bene dai rumori di fondo.

È possibile regolare l'ANC su due livelli, Light o Maximum: il primo è sufficiente perché non senta più il rumore del condizionatore o del ventilatore, mentre il secondo ha eliminato quasi del tutto i rumori della metro.

Insomma, come quasi ogni altro aspetto di questi auricolari, pur non arrivando a livelli da eccellenza, le performance dell'ANC sono ottime in relazione alla fascia di prezzo (e considerando il pacchetto complessivo).

Anche la modalità Trasparenza è ottima: riesce a far passare i suoni esterni in maniera naturale, senza fastidiosi artefatti.

Una piccola nota: attivando l'ANC, il profilo sonoro vira molto sui bassi, che ovviamente aiutano a coprire i suoni esterni.

Autonomia

L'autonomia non è uno dei punti di forza di questi auricolari, ma è paragonabile a quello degli AirPods Pro: circa 4 ore e mezza con ANC attivo, che arrivano a 6 disattivando la cancellazione del rumore.

Il case fornisce 5 ricariche complete, per un totale di 24 ore con ANC e 36 senza.

Ci sono auricolari che fanno nettamente di meglio sul fronte autonomia, ma il compromesso sta sempre nel peso (che negli ear (1) è molto contenuto).

Sia il case che gli auricolari supportano la ricarica rapida: 10 minuti nel case forniscono circa un'ora di autonomia, mentre 10 minuti di ricarica della custodia corrispondono a 6-8 ore di riproduzione (con o senza ANC).

Dulcis in fundo, il case supporta la ricarica wireless.

Microfoni

Anche i microfoni sono promossi: sono 3 su ogni auricolare e, grazie alla tecnologia Clear Voice, risecono a isolare bene la voce dai rumori di fondo. In tutte le chiamate eseguite con questi Nothing ear (1), non è mai capitato che l'interlocutore si lamentasse dell'audio.

Ovviamente, con l'aumentare dei rumori di fondo degrada la qualità della voce, che diventa più metallica, ma sempre comprensibile.

Potete notarlo da voi nella seconda registrazione, dove mi avvicino al ventilatore.

Prezzo

Con un prezzo di 99€, i Nothing ear (1) entrano prepotentemente ai primi posti della mia personalissima classifica di auricolari preferiti.

Son un paio di cuffiette comodissime, con un'esperienza d'uso completa e tendenzialmente ottima in relazione al prezzo. A questo si aggiunge un design iconico che vi distanzierà da tutti quei cloni degli AirPods che ci sono in giro.

Non saranno gli AirPods Pro a cui si ispirano, me costano meno della metà e le rinunce sono poche. Saranno disponibili anche su Amazon a partire dal 17 agosto.

Giudizio Finale

Nothing ear (1)

I Nothing ear (1) sono il primo prodotto di un'azienda che, dopo tanto hype, non poteva permettersi di sbagliare il suo debutto sul mercato. Fortunatamente per Carl Pei e soci, gli ear (1) sono non solo un prodotto molto valido, ma anche un best buy nella fascia di prezzo: sono comodissimi, hanno una buona qualità sonora, un ANC che funziona davvero, un ottimo sistema di controlli e microfoni al top per la fascia di mercato. Un prodotto completo e riuscito che non possiamo che consigliare.

Voto finale

Nothing ear (1)

Pro

  • Design iconico
  • Leggere e comodissime
  • Buona qualità sonora
  • Ottimo ANC
  • Buoni microfoni
  • Certificazione IPX4
  • Ottimo rapporto qualità/prezzo

Contro

  • Autonomia inferiore alla media
  • Non è possibile richiamare gli assistenti vocali
  • Qualche sporadico bug di gioventù

Giuseppe Tripodi
Giuseppe Tripodi Sono soprattutto una persona curiosa: mi piace imparare cose nuove e spiegare quel che so. Quindi scusatemi per gli articoli così lunghi. Spesso mi isolo dal mondo con grosse cuffie in testa, a leggere su un ebook reader o ascoltare un podcast, ma ho un cane di nome Dubbio che mi mantiene vigile e mi trascina al parco un paio di volte al giorno.