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Quella multa di 225 milioni di euro a WhatsApp arrivata quasi 3 anni dopo

Nicola Ligas
Nicola Ligas Tech Master
Quella multa di 225 milioni di euro a WhatsApp arrivata quasi 3 anni dopo

Il GDPR è "lo scudo" a tutela della privacy dei cittadini europei. La sua protezione però non impedisce alle aziende di violarne le regole, ma semplicemente impone dei paletti che, se non rispettati, dovrebbero portare a sanzioni importanti. In breve è un po' questo che è appena successo a WhatsApp, anche se i tempi di attuazione non sono certo stati fulminei.

L'app di proprietà di Facebook è stata infatti sotto indagine fin dal dicembre 2018 da parte del Data Privacy Commissioner (DPC) irlandese, il principale supervisore dei dati nell'Unione europea, e ciò a distanza di diversi mesi (era il maggio 2018) dai primi reclami.

La multa che giunge adesso è la più grande mai inflitta dal DPC, ed ammonta a 225 milioni di euro, per violazione delle norme a tutela dei dati personali, a causa della condivisione di dati personali con altre società del gruppo Facebook. La replica di WhatsApp non si è fatta attendere

Abbiamo lavorato per garantire che le informazioni che forniamo siano trasparenti e complete e continueremo a farlo.

La sanzione è del tutto sproporzionata.

Oltre alla multa, il DPC ha ordinato a WhatsApp una serie di misure correttive per aumentare il livello di trasparenza in merito, dando alla società 3 mesi di tempo per adeguarsi. La faccenda quindi è tutto fuorché conclusa, e sicuramente ci saranno ulteriori repliche nel corso dei prossimi mesi.