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Hamdam, cos’è l’app con cui l’Iran vuole regolare i matrimoni

SmartWorld team
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Hamdam, cos’è l’app con cui l’Iran vuole regolare i matrimoni

Come risolvere il brusco calo della natalità e porre un argine dinanzi all’impetuosa crescita dei divorzi? La risposta dell’Iran prende il nome di Hamdam, l’app di incontri che guarda al mondo occidentale pur restando fedele ai rigidi principi religiosi della teocrazia. Non a caso è stata ribattezzata come il “Tinder dello Stato iraniano”, quasi a voler evidenziare l’affinità e, al tempo stesso, le profonde differenze con la popolare piattaforma di dating disponibile sul web sin dal lontano 2012. Disallineamenti che avrebbero peraltro fatto storcere il naso agli utenti occidentali per le evidenti ripercussioni su privacy e libertà. 

Come funziona Hamdam

Hamdam è stata sviluppata dal Tebyan Cultural Institute, ente educativo facente parte della macchina propagandistica dello Stato iraniano. Un servizio che può dunque esser pienamente etichettato come governativo, il cui scopo principale è creare famiglie “sane”. Perché la famiglia – come evidenziato da Ali Mohammad Rajabi, capo della polizia investito del compito di sorvegliare il web – “è il principale bersaglio del diavolo e di chi è nemico dell’Iran”.

In barba agli usi di matrice squisitamente occidentale, l’app non punta insomma al divertimento, né tantomeno vuol strizzar l’occhio a chi è in cerca di tresche amorose. L’unico obiettivo di Hamdam (che non a caso può esser tradotto nel nostro equivalente di “compagno di vita”) è incoraggiare la creazione di “matrimoni permanenti”, rispondendo dunque a quelle due esigenze di cui s’è fatto cenno a inizio articolo.

Lo dimostra, in fondo, lo stesso funzionamento dell’app di dating. Che può essere scaricata gratuitamente sul Myket (lo store di applicazioni Android disponibile in Iran, alternativo al tradizionale Google Play che troviamo invece sui nostri smartphone e tablet, ndr), ma che necessita pure di un test psicologico per il suo utilizzo. Una sorta di sbarramento iniziale rispondente allo scopo di valutare l’effettiva intenzione dell’utente di creare un matrimonio stabile e duraturo ed eliminando perciò sul nascere qualsivoglia proposito di senso opposto rispetto allo sbandierato obiettivo della relazione permanente incentivata dallo Stato iraniano.

 

Per registrarsi serve il documento di riconoscimento

C’è un’altra particolarità nel modo di funzionare di Hamdam. Proprio come il regolamento cinese che vieta ai minori l’eccessivo uso di videogiochi, la registrazione all’app è subordinata al previo inserimento di un documento di riconoscimento. Una decisione, quest’ultima, motivata ufficialmente dalla necessità di contrastare il fenomeno dei profili falsi – ne sanno qualcosa gli utilizzatori occidentali di Tinder, Badoo e soci – ma che riflette inevitabili questioni sottese alla privacy. Non ci sarà invece bisogno di caricare una foto personale (e ci mancherebbe altro). 

Corrispondentemente, sono state messe al bando tutte le app di dating conosciute e utilizzate in occidente, come appunto Tinder, Badoo e similari. A meno di non utilizzarle per vie “traverse” e non ufficiali, l’unica applicazione di matrimoni ammessa dallo Stato iraniano è appunto esclusivamente Hamdam. 

I match “intelligenti” e il consulente matrimoniale

Hamdam è stata sviluppata tenendo conto dei sistemi di intelligenza artificiale.

L’app proporrà dei match (ossia gli abbinamenti tra i profili) esclusivamente tra persone di sesso diverso, visto che l’omosessualità è un reato perseguibile penalmente in Iran. Una volta trovata l’anima gemella, la piattaforma farà incontrare le famiglie dei rispettivi single, le quali dovranno poi approvare o rigettare l’unione. A sovrintendere alla presentazione ci sarà pure una sorta di “consulente” ufficiale dell’app. Che nell’eventualità delle nozze, avrà il compito di seguire l’andamento della coppia per i primi quattro anni di matrimonio, vegliando perciò sulla condotta tenuta dagli sposi. 

Quello dell’Iran è un obiettivo a tutto tondo. Hamdam, infatti, è soltanto l’ultima delle iniziative messe in campo dal governo di Teheran, incentrata per l’appunto sulla crescita demografica, apparsa in costante diminuzione sin dal 2017. La Repubblica islamica – la cui Costituzione è marcatamente influenzata dai principi religiosi teocratici e da qualche istituto vicino al costituzionalismo di matrice occidentale – aveva predisposto, lo scorso marzo, un disegno di legge avente l’obiettivo di rilanciare la natalità attraverso alcuni interventi anche di taglio economico a beneficio di chi si sposa o di chi decide di avere più di due figli; parallelamente, è stato anche limitato l’accesso agli aborti.

Tale pacchetto normativo deve ancora ottenere il fatidico placet da parte del Consiglio dei Guardiani, vale a dire l’organo costituzionale investito del compito di sorvegliare la Costituzione e i principi dell’Islam, evitando l’approvazione di leggi incompatibili con lo spirito islamico.