AirTag: perché comprarlo e perché no

Giuseppe Tripodi
Giuseppe Tripodi Tech Master
AirTag: perché comprarlo e perché no

Durante l'evento Spring loaded, Apple ha finalmente annunciato AirTag, l'attesissimo tracker Bluetooth di cui si parla da anni. AirTag arriva in un mercato già consolidato, dove alcuni nomi importanti (come ad esempio Tile, ma anche Filo) si erano di fatto imposti come standard del settore.

Personalmente, sono un grande fan dei tracker Bluetooth: da due anni uso con soddisfazione un Tile Mate, perennemente attaccato alle chiavi di casa, che più volte ha evitato che perdessi la pazienza cercando disperatamente le chiavi prima di uscire di casa. Penso che tutte le persone distratte dovrebbero averne almeno uno.

Per questo motivo, AirTag è stato uno dei prodotti che ho seguito con più interesse e penso proprio che ne ordinerò uno. Ma nonostante viva felicemente nell'ecosistema Apple ho ancora delle perplessità: qui provo a raccontarvi perché secondo me vale la pena comprarlo e perché, al contrario, forse è meglio di no.

Perché no

Non fa suonare lo smartphone

Vedete dove sta il logo di Tile? Quello è un piccolo tasto che, se premuto due volte, fa suonare lo smartphone (anche se è in modalità silenzioso).

È una funzione che c'è anche su Filo ed è comodissima per gli smemorati come me.

AirTag non ha nulla del genere. Se avete un Apple Watch potete far suonare l'iPhone dallo smartwatch, ovviamente, così come potete farlo suonare da qualsiasi altro dispositivo con l'app Dov'è (iPad, Mac...).

Ma volete mettere la comodità di farlo direttamente dal portachiavi?

È costoso

Ok, neanche troppo costoso. Nel senso che, parlando di Apple, poteva andarci anche peggio, specialmente considerando che il chip a bordo (Apple U1) è dotato di tecnologia Ultra Wideband (ci torniamo) che ancora non è presente su nessun prodotto della concorrenza.

Ma rimane il fatto che un AirTag costa 35€ (10€ in più di Tile Mate, 5€ in più di FiloTag) e che comprarne 4 non è così vantaggioso come sulla concorrenza. Un pacco da 4 di AirTag costa 119€ (ossia 21€ in meno del prezzo complessivo di 4 unità), un pacco da 4 di Tile Mate costa 69€ (con un risparmio di 31€) e un pacco di 4 di FiloTag costa 79€ (un risparmio di 41€).

In più, non dimenticate che mentre Tile e Filo possono essere attaccati direttamente all'anello delle chiavi (non vi nego che Tile si rovina moltissimo col tempo, ma tant'è), per utilizzare AirTag in un portachiavi dovrete acquistare un apposito accessorio che lo contiene.

Sul sito di Apple ce ne sono diversi, si va da un abbordabilissimo modello di Belkin da 13,95€ alle varianti dai prezzi folli di Hermès, tipo questo da 449€ (LOL). Anche su Amazon stanno iniziando ad apparire i primi modelli e sicuramente il costo di un contenitore sarà sempre più trascurabile, ma non è da dimenticare.

È più spesso della concorrenza

Non ho ancora un AirTag, questa foto è stata scattata con la visualizzazione in realtà aumentata presente sul sito di Apple. E questa, più o meno, dovrebbe essere la differenza di spessore.

Se volete agganciarlo alle chiavi vi ci vuole un accessorio, ma per chi, ad esempio, vuole inserirlo nel portafogli? In tal caso nessun problema, ma tenete presente che AirTag sarà leggermente più spesso della concorrenza.

Dalle specifiche tecniche sul sito di Apple leggiamo che AirTag ha uno spessore di 8 mm, contro i 6 mm di Tile Mate e i 5 mm di Filo.

È letteralmente questione di qualche millimetro, ma magari nel portafogli fa la differenza.

Perché sì

Ultra Wideband e Precision finding

La vera svolta di Apple rispetto alla concorrenza è senza dubbio la presenza di un chip U1, che porta con sé tute le potenzialità della tecnologia Ultra Wideband, di cui parliamo ormai da due anni.

Il primo chip Apple U1, infatti, debuttò con iPhone 11 ed Apple lo paragonò ad un GPS da salotto: effettivamente è proprio così. Grazie alla precisione offerta dall'Ultra Wideband, con l'app Dov'è e un iPhone supportato (11 e superiori) sarà possibile localizzare un oggetto smarrito seguendo delle indicazioni estremamente accurate.

Apple lo chiama Precision finding e ad oggi non c'è nulla di simile sui modelli della concorrenza.

Funzionerà anche all'esterno, ma per davvero

La forza di AirTag è che si appoggerà all'ecosistema Apple per rendere possibile la localizzazione degli oggetti smarriti. Quando impostiamo un AirTag in modalità smarrito, infatti, qualsiasi iPhone che gli passi vicino aggiornerà automaticamente la sua posizione sulla mappa.

Il tutto, ovviamente, con tutti gli accorgimenti del caso lato privacy.

Immaginiamo di aver perso lo zaino in aeroporto: anche se non ricordiamo dove si trovi e l'ultima posizione non è disponibile, basterà che qualcuno con un dispositivo Apple gli passi vicino affinché lo zaino torni disponibile sulla mappa (con tanto di notifica che ci avvisa del ritrovamento).

Ad onor del vero, Apple non è la prima ad implementare una tecnologia simile: ad esempio, con Tile succede esattamente lo stesso, ma affinché la posizione venga aggiornata sulla mappa, è necessario che il Tile sia vicino ad utente con l'app Tile (possibilmente aperta).

E insomma, guardiamoci in faccia: senza nulla togliere a Tile, se confrontassimo il numero di utenti Tile con il numero di utenti iPhone, sappiamo tutti chi vincerebbe. E neanche di poco.

Se qualcuno lo trovasse, saprà come contattarvi

Una piccola sciccheria non da poco: AirTag è anche un tag NFC, su cui è possibile salvare delle informazioni (come su qualsiasi altro tag).

L'utente può inserire i propri contatti (nome, email, telefono...), che verranno resi disponibili quando l'AirTag è in modalità smarrito. In questo modo, a chi ritrova un oggetto con AirTag basterà un tap sul proprio smartphone per avere tutte le informazioni utili per contattarvi.

Si può incidere

Ok magari non è così importante, ma volete mettere quanto è bello avere un portachiavi con l'emoji dell'alieno di Space Invaders? O con un unicorno? O col vostro nome (se proprio volete essere banali)? Insomma, ci siamo capiti.