Con le batterie al fluoruro smartphone carico per due settimane, ma non sperate che arrivino nel 2019

Matteo Bottin
Matteo Bottin
Con le batterie al fluoruro smartphone carico per due settimane, ma non sperate che arrivino nel 2019

Spesso sentiamo parlare del grafene come panacea di tutti i mali: materiale ideale per fare piccoli strati, per le batterie, ecc. Questa volta però è un altro materiale a risultare interessante, ovvero il fluoruro, anione del fluoro.

Il Jet propulsion laboratory (facente parte dell'Istituto di Tecnologia della California), ha eseguito una ricerca per conto della Nasa che ha portato a dei risultati interessanti: componenti per smartphone che hanno prestazioni (e durata) otto volte superiori a quelle attuali.

Batterie al fluoruro, dunque, permetterebbero garantire un'autonomia di due settimane agli smartphone odierni. La ricerca è riuscita a creare una batteria funzionante con questa tecnologia, la quale si basa sullo spostare atomi di fluoruro (carichi dunque negativamente) invece degli ioni di litio (carichi positivamente).

Ottimo, e dunque perché non sostituire subito le nostre batterie con quelle al fluoruro? Come in molti di questi casi, ci sono dei limiti tecnologici non di poco conto: il fluoruro è una sostanza molto reattiva e corrosiva (qualcuno ha sentito parlare dell'acido fluoridrico?), e dunque molto difficile da lavorare.

In effetti il fluoruro era stato preso in considerazione negli anni 70, però per stabilizzarlo era necessario unirlo a delle componenti solide, le quali funzionavano solo ad alte temperature. La ricerca ha creato la prima batteria funzionante a temperatura ambiente, dunque un (primo) passo in avanti è stato fatto. Chissà, forse, un giorno, avremo le batterie al fluoruro negli smartphone. Ma non sarà sicuramente il 2019.