Apple potrebbe diminuire la sua percentuale sulle vendite di app e abbonamenti

Lunedì i dirigenti Apple potrebbero stupire tutti ed annunciare una nuova formula per i guadagni di chi offre contenuti su App Store.
Andrea Centorrino
Andrea Centorrino
Apple potrebbe diminuire la sua percentuale sulle vendite di app e abbonamenti

Fin dall'esordio delle app sulla piattaforma iOS (al tempo iPhone OS 2.0), Apple ha trattenuto il 30% del prezzo di vendita in cambio di hosting e banda per gli sviluppatori, ai quali spetta il restante 70%. Se questa formula poteva andare bene i primi tempi, e magari ancora oggi per alcune categorie di app e sviluppatori, una clausola da diverso tempo genera malumori fra chi offre app con servizi in abbonamento.

Detta clausola obbliga chi fornisce servizi in abbonamento accessibili dalla propria app, di permettere l'acquisto o il rinnovo dell'abbonamento in questione tramite acquisto in-app. Sarebbe tutto molto bello e comodo, se non fosse che anche per quello Apple trattiene il 30%: questo rende tutta la faccenda molto poco conveniente, sia per lo sviluppatore che per l'utente finale.

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Prendiamo ad esempio Spotify: il suo abbonamento mensile, se acquistato tramite il sito, costa 9,99€; qualora decidessimo di rinnovarlo tramite l'app, dovremmo pagare 12,99€, circa il 30% in più.

Questo comportamento non sarebbe più giustificabile nel momento in cui venisse presentato il servizio Apple Music a 9,99€ al mese, e potrebbe anzi creare alla società di Cupertino seri problemi legali derivanti dalla posizione di vantaggio che si creerebbe.

Ovviamente queste modifiche non si limiterebbero alle app che offrono abbonamenti musicali, ma potenzialmente a qualunque tipo di abbonamento da acquistare in-app (video, notizie, ecc.). Appuntamento quindi lunedì 8 giugno alle ore 19, per scoprire cosa cambierà e quali saranno le novità introdotte al WWDC 2015.