Nel 2017, Google ha già speso 7,2 miliardi di dollari per preinstallare le proprie app negli smartphone

Leonardo Banchi
Leonardo Banchi
Nel 2017, Google ha già speso 7,2 miliardi di dollari per preinstallare le proprie app negli smartphone

La prima volta che si accende uno smartphone Android, trovarvi all'interno YouTube, Google Foto, Gmail, Google Maps e altri servizi di Big G non è certo una sorpresa: eppure, Google spende fior di soldi per far sì che esse siano preinstallate all'interno dei dispositivi dei vari produttori.

Queste spese, che rientrano sotto l'ombrello dei "traffic acquisition costs" (costi di acquisizione di traffico), sono fra le principali spese del colosso della tecnologia: rappresentano infatti un "buco nero" annuo di circa 19 miliardi di dollari, 7,2 miliardi dei quali sono destinati al mondo mobile.

Inutile dire che non si tratta di spese inutili: questi investimenti permettono infatti di massimizzare la visibilità dei servizi Google presso qualunque utente del mondo, lo rendono il motore di ricerca di default su iOS, e in generale contribuiscono a creare un enorme flusso di visite verso "l'ecosistema Google".

Con la crescita del mercato mobile, anche le spese di acquisizione traffico sono andate via via crescendo: la quota di 7,2 miliardi di dollari già pagata nel 2017 è infatti di tre volte superiore alla spesa totale sostenuta nel 2012.

Questo continuo movimento di denaro, che spaventa gli investitori di Google (preoccupati secondo Bloomberg del fatto che esso vada a finanziare proprio Apple e i principali rivali in campo tecnologico), è inoltre stato più volte oggetto di indagine da parte dell'Unione Europea e degli organismi di controllo statunitensi, dato che assieme all'obbligo di installare le app Google per i produttori che vogliano integrare il Play Store nei propri dispositivi sono proprio queste che permettono a Big G di mantenere una posizione di predominio nelle ricerche online e nel traffico web da mobile.

Passerà probabilmente molto tempo prima che la rassicurante barra Google che accoglie gli utenti alla prima accensione dei dispositivi sia messa in seria discussione: conoscendo i costi che ha il suo posizionamento, però, siamo sicuri che molti di voi non la guarderanno con la stessa noncuranza di prima.